Nonostante il lavoro sia universalmente considerato uno degli elementi imprescindibili per affermare  la dignità umana, è ancora uno dei contesti in cui più frequenti sono le discriminazioni e i conflitti.

Ciò è drammaticamente testimoniato anche nel nostro Paese dalle morti sul lavoro, dal lavoro nero, dall’emersione di nuove forme di schiavitù che si pensavano ormai superate con le prime fasi dell’industrializzazione, dai numerosi lavori degradanti gravati dall’assenza dei presidi minimi di sicurezza, dall’imposizione di orari impietosi corrisposti con salari indegni di un Paese civile. Vittime di queste forme di ingiustizia sociale sono proprio le fasce di popolazione fragili, marginalizzate e giovani che più avrebbero bisogno di dare dignità alla propria vita mediante un lavoro onesto e sicuro.

Il degrado dell’attività lavorativa si rinviene anche nella profonda disparità nel tasso di occupazione tra nord e sud della penisola, nelle migrazioni – ancora frequenti – interne al Paese per motivi economici, nella discrepanza tra occupazione maschile e femminile.

La contrattazione collettiva nazionale non è sempre in grado di offrire una adeguata tutela per lavoratori e gli ammortizzatori sociali non sono sempre in grado di consentire condizioni di vita adeguate. Ciò si riflette anche in uno svantaggio selettivo per l’accesso all’istruzione di chi proviene da contesti familiari con precarietà lavorativa, accentuando un circolo vizioso di povertà. 

Sebbene la normativa italiana sia certamente adeguata e rigorosa, troppo spesso si registrano tentativi di limitare i diritti del lavoro e dei lavoratori, di ostacolare quello di sciopero, di favorire le delocalizzazioni a scapito della tutela dei diritti e della sicurezza in ambito lavorativo.

La ricorrenza del 1 maggio ci ricorda l’imperativo morale di vigilare affinché non venga mai nelle istituzioni pubbliche e nella datorialità privata meno una concezione alta e positiva del lavoro e del suo profondo significato di affermazione personale e di dignità di ogni individuo per lo sviluppo ed il benessere della comunità.

Per tutti questi motivi  l'Università degli studi di Brescia intende ribadire come la centralità del lavoro – in armonia con il dettato costituzionale - debba essere costantemente  riaffermata come mezzo imprescindibile della dignità umana e, di conseguenza, come le politiche economiche debbano  conformarsi a esso, e non viceversa in uno scenario di legalità e diritto.

L'Alleanza UNITA ha pubblicato il Bando per Starting Grants sulla Ricerca, al fine di rafforzare la collaborazione tra i partner UNITA attraverso l'implementazione di nuovi progetti o la consolidazione di progetti esistenti.

La scadenza per la presentazione delle domande è mercoledì 8 maggio 2024, a mezzanotte (CET).

I progetti devono essere presentati dal personale docente o dai/dalle ricercatori/trici di almeno tre diversi partner dell'Alleanza UNITA, e dovrebbero includere nel gruppo di lavoro post-doc e dottorandi.

La durata di un progetto è fino a 12 mesi.

Le proposte sono accettate in tutte le possibili varianti e declinazioni degli argomenti della ricerca dei matching event che si sono svolti a Torino, nel dicembre 2023:

• Cultural Heritage and Tourism in a Digital World

• Renewable energy mixes and materials for a more sustainable world

I progetti multidisciplinari sono particolarmente graditi.

Il bando è disponibile a questo link.

Le domande devono essere presentate sulla piattaforma online accessibile a:

Cultural Heritage and Tourism in a Digital World 

Renewable energy mixes and materials for a more sustainable world

I referenti degli hub della ricerca nell'ambito del progetto UNITA sono: prof. Giustina e prof. Zavanella.

Il Progetto UNITA è stato presentato alla comunità accademica di Unibs a gennaio 2024 con l'evento UNITA4All: la registrazione dell'evento e le slide sono caricate nella Intranet documentale.